Il buddismo in Birmania (nota anche come Myanmar) è presente prevalentemente nella sua tradizione Theravada, praticata dall'89% degli abitanti[1][2]; è il paese buddhista più religioso in termini di percentuale di monaci rispetto alla popolazione e di percentuale di reddito speso per la religione[3]. Gli aderenti sono maggioritari tra le etnie Bamar, Shan, Rakhine, Mon, Karen, oltre che tra la diaspora cinese meglio integrata; i monaci, noti collettivamente come Sangha, sono da sempre membri molto venerati della società. In alcuni gruppi etnici il buddismo theravada viene praticato in concomitanza col culto nativo degli spiriti-Nat (soprattutto la richiesta d'una loro intercessione negli affari mondani).
Per quanto riguarda la religiosità quotidiana, due sono le pratiche più popolari, l'acquisir meriti per la vita futura attraverso le scelte e decisioni attuali (il percorso più comune seguito dai buddhisti birmani) e la meditazione Vipassana; il percorso detto "Weizza" è invece un po' meno seguito, essendo piuttosto una forma esoterica legata all'occulto[4]. La via dei meriti implica la stretta osservanza dei cinque precetti (astenersi dall'uccidere; dal prendere ciò che non è dato; dalla cattiva condotta sessuale; dal mentire; dall'assumere bevande fermentate che provochino disattenzione) e l'accumulo di merito attraverso le opere di carità e le buone azioni commesse (generosità-Dāna) al fine d'ottener una rinascita favorevole.
Il percorso di vipassana è altresì una forma intuitiva di meditazione che si crede possa condurre alla Bodhi-illuminazione finale; il weizza è infine un sistema esoterico di pratiche occulte, comprendente la recita d'incantesimi, la meditazione śamatha e finanche l'alchimia e si crede che possa far diventare esseri semi-immortali e soprannaturali, in attesa della ricomparsa finale di Maitreya[5].